Come utilizzare la resina epossidica WEST SYSTEM

Il tempo di essiccazione

Gli interventi di costruzione e riparazione sono regolati dalla vita utiledella miscela catalizzata e dal tempo di essiccazione. Con il termine vita utile si intende il tempo disponibile per le operazioni di miscelazione, applicazione, levigatura, montaggio e serraggio. Con il termine tempo di essiccazione si intende invece il tempo che precede la rimozione dei morsetti, la carteggiatura e il passaggio alla fase successiva del progetto. Tre sono i fattori che definiscono la vita utile e il tempo di essiccazione di una miscela epossidica – la velocità di catalizzazione dell’indurente, la temperatura della resina epossidica e il volume della miscela.

a) Velocità dell’indurente

Ciascun indurente possiede un proprio range di temperature di catalizzazione ideale. Ad una certa temperatura, ogni combinazione resina/indurente attraverserà le stesse fasi di catalizzazione ma a diversa velocità. Scegliere l’indurente che lascia un adeguato intervallo di lavoro per il tipo di intervento in base alla temperatura e alle condizioni in cui il lavoro deve essere portato a termine. La Guida prodotti riporta i tempi di passivazione e di catalizzazione degli indurenti.

Il pot life è un termine utilizzato per confrontare le velocità di catalizzazione dei diversi indurenti. Si tratta del periodo di tempo in cui una massa specifica di miscela di resina e indurente rimane allo stato liquido ad una determinata temperatura, ad es. come procedura di routine per il controllo della qualità si considera una massa di 100 gr. di miscela epossidica in un contenitore standard ad una temperatura di 25°C.

Poiché il tempo di passivazione è una misura della velocità in base alla quale catalizza una massa specifica (volume) di resina epossidica piuttosto che una pellicola sottile, il pot life di una miscela resina/indurente è molto più breve della sua vita utile.

b) Temperatura della resina epossidica

Maggiore è la temperatura, più velocemente una miscela epossidica catalizza. La temperatura a cui una resina epossidica catalizza dipende dalla temperatura ambiente e dal calore esotermico prodotto dalla reazione.

La temperatura ambiente è la temperatura dell’aria e/o del materiale che viene a contatto con la resina epossidica. Una resina epossidica catalizza più velocemente quanto maggiore è la temperatura dell’aria.

c) Volume della resina miscelata

Miscelando insieme una resina e un indurente ha luogo una reazione esotermica (produzione di calore). Miscelare sempre piccoli quantitativi di resina epossidica poiché maggiore è il quantitativo, maggiore sarà la quantità di calore prodotta e minori saranno i tempi di pot life e catalizzazione. In caso di quantitativi maggiori viene trattenuta una quantità maggiore di calore determinando una reazione più veloce e quindi una maggiore produzione di calore ad es. da una tazza graduata in plastica contenente, ad esempio, una miscela di 200 gr. può generarsi calore sufficiente a fondere la tazza. Tuttavia, se lo stesso quantitativo viene distribuito su uno strato sottile, il calore esotermico non viene prodotto tanto velocemente e il tempo di essiccazione della resina epossidica dipende dalla temperatura ambiente.

Controllo del tempo di essiccazione

Ad alte temperature, utilizzare un indurente più lento in modo da aumentarne la vita utile. Miscelare piccoli quantitativi che possono essere utilizzati in modo più rapido oppure versare la miscela epossidica in un recipiente con una superficie più ampia ad es. un recipiente basso e largo, distribuendo quindi la miscela epossidica in modo che formi una sottile pellicola. In questo modo la vita utile del prodotto è maggiore. Dopo aver ben miscelato il prodotto, prima si trasferisce o si applica la resina epossidica, maggiore sarà la sua vita utile per le operazioni di rivestimento, rinforzo o montaggio.

A basse temperature, utilizzare un indurente più rapido e con un ventilatore ad aria calda, una lampada riscaldante o un’altra fonte di calore secco, scaldare la resina e l’indurente prima di miscelarli e/o dopo aver applicato la resina epossidica. A temperatura ambiente, se si desidera una catalizzazione più rapida è utile aumentare il calore. NOTA! Le stufe a cherosene o le caldaie a propano sprovviste di un adeguato sistema di ventilazione possono inibire la catalizzazione della resina epossidica e contaminarne la superficie con idrocarburi incombusti.

ATTENZIONE! Il riscaldamento di una miscela resina/indurente ne riduce la

viscosità, consentendo una applicazione più semplice ma anche una maggiore tendenza alla colatura resina sulle superfici verticali. Inoltre, il riscaldamento di una resina applicata su un substrato poroso (legno tenero o materiale per anime a bassa densità) può causare il degassamento del substrato e la formazione di bolle nel rivestimento epossidico. Per evitare il degassamento, prima di scaldare il rivestimento epossidico attendere che abbia raggiunto lo stato di gel. Non scaldare per nessun motivo una resina miscelata allo stato liquido ad una temperatura superiore ai 50°C.

A prescindere dai passaggi seguiti per controllare il tempo di essiccazione, un’accurata pianificazione delle fasi di applicazione e montaggio consentirà di sfruttare al meglio la vita utile e il tempo di essiccazione della miscela epossidica.

Fasi della catalizzazione di una resina epossidica

Miscelando una resina epossidica e un indurente si innesca una reazione chimica che trasforma i componenti liquidi combinati in un solido. Man mano che catalizza, la resina epossidica passa da uno stato liquido, ad uno stato di gel fino ad uno stato solido.

1. Liquido – Vita utile

Con vita utile (detta anche tempo di utilizzo) si intende il periodo, successivo alla miscelazione, in cui la miscela resina/indurente rimane allo stato liquido e può essere lavorata e utilizzata per diverse applicazioni. Qualsiasi operazione di montaggio o serraggio deve essere effettuata in questo lasso di tempo in modo da ottenere un legame efficace.

2. Gel – Fase di catalizzazione iniziale

La miscela entra in una fase di catalizzazione iniziale (nota anche come “Fase verde”) quando inizia a gelificare. A questo stadio non è più possibile lavorare la resina epossidica la quale passerà da una consistenza collosa gel alla solidità della gomma dura. Se facendo pressione con l’unghia del pollice rimane un solco, significa che la resina è troppo morbida per essere carteggiata a secco.

Applicando un nuovo strato di resina mentre questa ha una consistenza collosa, questo strato si lega chimicamente al precedente consentendo quindi di trattare o ricoprire la superficie senza carteggiatura. Questa possibilità si riduce man mano che la miscela raggiunge la fase di catalizzazione finale.

3. Solido – Fase di catalizzazione finale

La miscela epossidica ha completato la catalizzazione e si trova ora allo stato solido e può essere carteggiata o modellata a secco. A questo punto è impossibile lasciare un segno sulla superficie con l’unghia del pollice. In questo stadio, la resina epossidica raggiunge il 90% della sua forza definitiva, quindi si possono rimuovere i morsetti. La miscela continuerà a catalizzare per diversi giorni ancora a temperatura ambiente.

Applicando un’ulteriore mano di resina epossidica, questa non si legherà più chimicamente alla precedente, quindi, prima di procedere al rivestimento, è necessario lavare e carteggiare accuratamente la superficie in modo da ottenere un buon legame meccanico secondario.